Se mi segui da un pò sai che sono operatrice e life coach dello sportello antiviolenza-Le porte di Frida creato più di dieci anni fa da alcune mie amiche nonchè attuali socie.
Aiutiamo centinaia di donne a prendere prima di tutto consapevolezza della situazione di violenza in cui versano, che non sempre è scontato proprio in quanto il legame col partner è subdolo e tossico e successivamente le supportiamo in tutto l’iter legale e psicologico per poter così riprendere in mano la propria vita.
Ci occupiamo anche di promuovere iniziative volte a sensibilizzare le persone su questa problematica visto che tanti sono gli stereotipi e giudizi cui sono sottoposte le donne che subiscono violenza.
Tra le tante “perchè non lo lasci? Io non starei mai con uno che mi picchia. Tu cosa hai fatto per farlo arrabbiare?” e via di seguito.
La verità è che di fronte ad una problematica così complessa nessuno può farsi bello, o farsi masto come si dice in gergo dialettale.
Nel video che trovi qui di seguito ho pubblicato un estratto di un evento organizzato dalla nostra associazione per la presentazione di un libro dedicato alla vita di Stefania Formicola, una giovane donna del napoletano morta a soli 28 anni uccisa dal marito.
Ho scelto questa parte perché si pone attenzione su un aspetto che funge da campanello d’allarme di una possibile futura violenza fisica: la violenza psicologica.
La violenza psicologica, proprio in virtù del fatto che non si manifesta in atti esteriori resta la più difficile da riconoscere, non solo per la donna vittima di violenza ma per tutti in generale perché si nasconde dietro ad insulti, denigrazioni o addirittura nomignoli che nella pratica quotidiana vengono scambiati come linguaggio comune nel conflitto, ma conflitto e violenza sono due cose distinte e anche un “NON SEI BRAVA A CUCINARE” se ripetuto ogni giorno per anni configura violenza psicologica in quanto come la goccia cinese va a ledere piano piano la dignità e la percezione che la donna ha di sé stessa.
E non c’entra il livello culturale come alcuni credono.
Io stessa sono testimone di come le donne anche con un livello culturale ALTO non si rendono conto di quanta violenza agisce il proprio partner. Nei miei percorsi accompagno donne che sebbene mi contattano per altri motivi, lavorando su emozioni e pensieri emerge la violenza cui sono sottoposte dal loro partner senza nemmeno accorgersene
E’ difficile riconoscere ma è difficile anche accettare che l’uomo che amiamo ci sta agendo violenza perché nel mondo dei sentimenti tutto si sfalsa e tutta la forza che crediamo di avere si sfascia. La stessa Stefania nel diario che scriveva diceva “tutti dicono che sono una donna forte ma io mi sento più fragile di questa pagina di diario che sto scrivendo.
Le donne sfociano ad un certo punto in quello che la psicologia chiama COPING ACCOMODATIVO e cioè la donna invece di pensare che l’errore sia nell’uomo pensa che l’errore sia in sé stessa e quindi inizia a cambiare sé stessa in un viaggio di spersonalizzazione dal quale è difficile (ma non impossibile) tornare indietro.
Forse questo non è il tuo caso, forse starai pensando “a me non potrebbe mai capitare” o forse ti stanno sorgendo dei dubbi perché stai vivendo una relazione conflittuale col tuo partner, o una relazione tossica in cui ti sembra che ti manca l’aria, o sei alle prese con un narcisista patologico che ti fa sentire sempre inadeguata, o forse conosci una tua amica o conoscente che si trova in queste dinamiche
Se ti ritrovi in una di queste situazioni voglio dirti che non sei sola è che esiste una rete di professionisti che può aiutarti basta recarti ai centri antiviolenza territoriali della tua città lì sarai guidata e supportata in tutto il percorso.
GUARDA IL VIDEO
A questo link trovi il test come riconoscere la violenza